Io resto a casa ma...
la terapia anti COVID per l’edificio malato
FASE 3
di Egidio Raimondi
Lo slogan Io resto a casa ci offre l’occasione per chiederci quanto le nostre case siano vivibili e, perché no, sicure, visto che trascorriamo tra l’80 e il 90% della nostra vita in ambienti chiusi.
Queste pillole hanno l’intento di aiutare a valutare la qualità ambientale degli spazi in cui viviamo e migliorarli con piccole semplici azioni. Una piccola cura per ridurre alcuni dei sintomi dell’edificio malato che potrebbe richiedere terapie più importanti, radicali e impegnative, diciamo chirurgiche!
Pillola n.13 - Agenti microbiologici
Il rischio biologico deriva dalla presenza in ambienti chiusi di microorganismi (funghi, batteri, virus, parassiti…), allergeni (acari e altri allergeni di origine animale e vegetale) e muffe.
I rischi per la salute sono classificati in tre livelli: allergico, tossico, infettivo e gli effetti possono manifestarsi in funzione delle condizioni fisiche e la suscettibilità di ciascun individuo.
La presenza di agenti microbiologici è possibile fonte di trasmissione di alcune malattie epidemiche (influenza, varicella, morbillo, polmonite, legionellosi ecc…
I microorganismi che possono essere presenti nell’aria ambiente sono:
- batteri di origine ambientale appartenenti ai generi Bacillus o Micrococcus
- batteri appartenenti ai generi Mycrobacterium
- batteri gram-negativi aerobi del genere Legionella (la pneumophila è la più diffusa)
- microorganismi del genere Staphylococcus, Candida, Clostridium
- virus
- endotossine e micotossine
I più comuni allergeni sono:
- acari della polvere
- derivati epidermici di animali domestici
- scarafaggi
- funghi o miceti
La presenza di funghi è associata a condizioni ambientali con elevata umidità relativa che favorisce il loro attecchimento e la loro proliferazione. Le muffe possono provenire da frutta e verdura mal conservate e annidarsi su carte da parati, tappeti, terriccio. Le principali conseguenza sono l’asma, la congiuntivite, le riniti, le dermatiti…
Infine negli ambienti chiusi possono penetrare dall’esterno, attraverso le finestre e/o gli impianti di ventilazione, i pollini soprattutto nelle stagioni con maggiore densità di efflorescenze.
Pillola n.14 - Pitture ecologiche… quelle vere
Da quando il tema dell’ecologia e della sostenibilità è entrato anche nell’edilizia, assistiamo al fenomeno dell’iper-informazione o della disinformazione dovuta a superficialità e semplificazioni, per non parlare della de-formazione ad opera di quelli che chiamo eco-furbi.
Uno dei settori in cui occorre fare chiarezza è quello delle pitture o vernici ecologiche.
Molto spesso si sente definire come ecologiche le vernici a “base acqua”, cioè che hanno come solvente l’acqua invece di altre sostanze chimiche a base poliuretanica o di idrocarburi come il toluene, il tricloroetilene, ecc….
Le vernici ad acqua sono quelle che hanno come solvente prevalente l’acqua (in genere tra il 40 e il 50%) ma contengono altri solventi chimici oltre ad ulteriori additivi antialga e antifungo. Pur non trattandosi dei solventi citati prima, che non possono essere usati perchè non idrosolubili, si tratta comunque di sostanze che possono essere nocive per la salute umana.
Si tratta in particolare della salute degli imbianchini che li maneggiano quotidianamente per tutto il giorno e nel corso di tutta la vita lavorativa ma, essendo i solventi altamente volatili per definizione, continuano ad essere emessi in ambiente anche dopo l’applicazione della vernice o della pittura murale. E quindi rimangono esposte anche le persone che frequentano e vivono l’ambiente, con intensità di emissioni maggiori all’inizio e poi, via via, sempre minori ma per un periodo abbastanza lungo.
Se si aggiunge il fatto che la tendenza del settore è produrre vernici che possano essere applicate anche da persone non esperte e non professionali, oltre al fatto che avendo come solvente prevalente l’acqua, non emanano i cattivi odori dei solventi “classici”, e non sempre si adottano le misure di protezione individuale, esponendosi a rischi diretti, compiendo un errore di sottovalutazione.
Ma esistono pitture e vernici veramente ecologiche? La risposta è sì.
Sono quelle che hanno come solvente composti di origine naturale come il terpene di agrumi.
Ormai sono tante le aziende, anche italiane, che producono linee interamente ecologiche e biocompatibili, che hanno emissioni VOC (Composti Organici Volatili) molto basse o ridotte a zero e i cui solventi rilasciati in ambiente lo rendono anche più profumato.
Inoltre le pitture ecologiche hanno come base la calce e garantiscono traspirabilità alle superfici trattate, condizione indispensabile per avere comfort e salubrità in ambiente.
Ultima annotazione, un prodotto di qualità ecologica garantita si distingue dagli altri per la trasparenza dell’etichetta, che riporta nel dettaglio tutti i componenti e la loro natura.
É una questione di trasparenza commerciale verso un consumatore che sempre di più ha il diritto di avere tutti gli elementi per poter fare le sue scelte. Tra questi elementi, oltre al prezzo, direi che la salute è di gran lunga il più importante.
Pillola n.15 - “Sentirsi” a casa
In questo periodo di autoisolamento domestico in cui praticamente tutti viviamo tra quattro mura, si notano più del solito alcuni deficit qualitativi come quelli in materia di isolamento acustico.
Si sentono infatti i rumori e spesso le voci dei nostri vicini, con intensità variabili in funzione della qualità edilizia dell’ambiente in cui ci troviamo.
Sicuramente la sensibilità di tutti noi è aumentata negli anni e ci infastidiamo per rumori che fino a qualche anno fa non notavamo nemmeno, come il rumore degli scarichi che attraversano i nostri ambienti, all’interno dei muri.
Sicuramente in fase di lockdown siamo più sensibili perché sono aumentati i rumori interni, dovuti alla presenza di persone, e contemporaneamente azzerati i rumori di fondo esterni, come il traffico ecc…
Tutto ciò premesso, in tema di acustica negli ultimi anni c’è stato un proliferare di normative, con relativo aumento dei contenziosi civili da parte dei “disturbati” contro gli inquinatori acustici.
Che fare allora?
Quando si costruisce un edificio basta applicare le norme esistenti con la dovuta competenza e accortezza e il problema non si pone, ma quando si interviene su edifici esistenti la situazione si complica.
Se ad esempio volessi isolare il pavimento o il soffitto, posso applicare sistemi che trovo in commercio ma poi il suono mi si trasmette sulle altre strutture, essendo gli edifici realizzati con tecnologie “convenzionali” sostanzialmente monolitici.
Mi spiego meglio con un esempio. Se isolo la parete che confina con il mio vicino che ama sentire la musica ad alto volume, il suono mi si trasmette attraverso il solaio, che è un unico elemento monolitico, magari in cemento armato, e non posso ovviamente interromperlo o “tagliarlo”.
Se voglio invece isolare il pavimento, posso posare sotto di esso un materassino apposito ma devo fare attenzione a risvoltarlo sulle pareti perimetrali in modo da ottenere quel distacco a cui accennavo prima. In questo caso però devo avere l’accortezza di non far appoggiare il battiscopa sul pavimento, altrimenti ricreo quel ponte acustico che vanifica l’intervento e la spesa.
In altre parole bisogna essere consapevoli del fatto che intervenendo sull’esistente si potrà ottenere solo un risultato parziale.
È utile perciò adottare soluzioni che riguardano le modalità d’uso degli ambienti. Evitare ad esempio di disporre una camera da letto adiacente ad un soggiorno, tra appartamenti diversi, in modo da far coincidere gli orari di fruizione ed evitare di disturbarsi a vicenda.
Per svolgere attività rumorose, come suonare uno strumento ad esempio, scegliere fasce orarie in cui si sa che il vicino non è in casa e ambienti il più lontano possibile dall’appartamento confinante, e altre buone pratiche del genere.
In ultima analisi, se si vuole godere dei vantaggi di vivere in contesti urbanizzati e densamente abitati, si deve accettare qualche disagio dovuto alla prossimità e alla promiscuità. Diversamente non resta che andare a vivere in campagna.
Ovviamente, per situazioni di particolare disagio la soluzione più idonea è rivolgersi ad un professionista che possa studiarla e proporre soluzioni. Ma… un tecnico, non un legale!