La Sicilia è considerata utero della primogenitura agroalimentare europea.
Distesa al centro di un mare “Nostrum”, l’Isola accolse e sviluppò le conoscenze dell’arte del coltivare, della trasformazione in cibo, delle conserve e consegnò tecniche, genetica e geni al di là dello Stretto.
Vero è, poi, che la si possa definire Continente, seppur isola o arcipelago.
In essa vive una mista genìa vegetale, animale, fruttifera, orticola, alimurgica e possiamo dire anche umana che vive circondata da quasi 1 milione di metri di vista sul mare, che serrano insieme, la zona più arida accanto al ghiacciaio più a sud d’Europa, o un Vulcano di lava e di neve appresso alla corona verde smeraldo dei Peloritani, Nebrodi e Madonie e tanta altra dissimilitudine.
Solo questa terra poteva partorire Simenza e solo quest’ultima poteva esserne figlia come qualsiasi altra creatura che crede in simile bellezza.
Un’Associazione Culturale nata il 20 febbraio 2016 che reca nel nome stesso il suo progetto, come ogni seme, dove all’interno giace il sogno degli antenati steso in un linguaggio ormai scomparso e tutto da richiamare in vita insieme alle tecniche e alla genetica della Ruralità che ha l’onore di essere la più antica Civiltà del Pianeta, ancor oggi esistente.
Nasce per difendere il prezioso patrimonio della Sicilia: la sua biodiversità. Lo fa sotto forma di Cumpagnìa o di Comunità dove ogni agricoltore e agricoltrice, insieme all’allevatore, ortolano, mugnaio, fornaio, pastaio difendono e valorizzano le risorse locali.
Ognuno di essi è re o regina nel proprio territorio guardando al valore comune, col rispetto di ogni identità e diversità, facendo riferimento, poi, ad una gerarchia diffusa.
Solo una Comunità che dialoga con la Scienza ed il Mercato o la Fiera è capace di difendere il Bene Comune.
Di fronte ad un albero, ad un pane o ad un campo di grano si stringono alleanze tra uomini di terra e uomini di scienza.
Non costruiamo guardando al bene passato, ma è nel difficile presente che vogliamo creare.
Non è nostalgia la nostra “eresia”, ma smania che reca il nome di Retro-Innovazione.
La stoltezza del miscuglio, l’incosciente fiducia nella natura, la sicurezza nella debolezza dell’essere umano ci rendono coscienti che siamo Simenza.
Di passaggio siamo, epperò ritorneremo sempre.
Semu Simenza
Giuseppe Li Rosi