fbpx

Il Melograno

Il Melograno

di Ferruccio Balducci

Domanda:

Che cosa rende i semi rossi del Melograno tra gli antiossidanti più potenti che si trovano in natura?

Risposta:

i cosiddetti polifenoli, una classe di composti chimici che conferiscono ai suoi estratti un’attività antiossidante tre volte superiore a quella del vino rosso (ebbene si, un bicchiere si può bere) e del tè verde, che pure anch’essi ne contengono tanti.

Infatti, il Melograno è uno dei pochi frutti che nei suoi semi contiene diverse classi di polifenoli: flavonoidi, antocianine, acido punicico e soprattutto acido ellagico…
Per l’appunto l’estratto derivato dal Melograno che si usa in Farmacia è titolato proprio in acido ellagico: questo significa che l’azienda che produce la materia prima di grado farmaceutico utilizza questo polifenolo come indicatore di qualità e riproducibilità di quella stessa materia prima. In questo modo siamo sicuri di utilizzare un estratto standard per le capsule che produciamo, cioè sempre con le stesse caratteristiche chimiche e quindi con l’apporto degli stessi benefici per il paziente che le assume per tanto tempo.

Per far capire l’importanza di questa questi semi, considera che un testo millenario della medicina indiana Ayurvedica indica il Melograno come “una farmacia in tutto e per tutto”.

Hai presente i giardini pensili di Babilonia, una delle sette meraviglie del mondo antico? Erano strapieni di questo piccolo albero dalla corteccia grigia, così come sono celebrati nell’Antico Testamento e apprezzatissimi sia dagli antichi Egizi che nella Magna Grecia. Per queste popolazioni il frutto del Melograno era simbolo di salute, fortuna, fertilità e immortalità, insomma un vero tesoro. Tanto prezioso da non poter essere mangiato direttamente, perché sai benissimo che se mordi il frutto la matrice bianca che circonda i 500 semi è amara e arcigna, e se comunque la deglutisci è pure difficilissima da digerire. Io, nella mia fantasia, me la sono sempre immaginata come una sorta di scrigno che protegge un tesoro, questi bellissimi semi lucidi color rubino.

Il Melograno non è originario della zona fra i fiumi Tigri e Eufrate, bensì delle montagne altissime dell’Himalaya: il K2, l’Everest, così come dell’India settentrionale e del Pakistan. Ma visto che cresceva anche nel bacino del Mediterraneo con il nostro clima meraviglioso, gli spagnoli decisero di esportarlo in Arizona e in California nel XVIII secolo, e con questo si può dire che ha davvero conquistato il Mondo!

Quindi, se un bicchiere di succo di Melograno al giorno toglie il medico di torno (potremmo dire così)…in Farmacia perché si preparano le capsule con l’estratto? Non sarebbe sufficiente il succo? La differenza tra il succo e l’estratto farmaceutico del laboratorio si trova nella concentrazione di principi attivi. Questo vuol dire che mentre il primo ha comunque una buona quantità di sostanze antiossidanti tanto da essere più efficace, nel lungo periodo, del succo d’uva, del vino rosso, della vitamina C e della vitamina E a far produrre ossido di azoto dalle cellule della parete dei vasi sanguigni (studio dell’Università di Napoli e di Los Angeles), il secondo ha probabilmente un’azione molto più rapida e potente, perché più concentrato. Ad esempio, può essere utile per aiutare un cuore stanco e affaticato (studio dell’Università di San Francisco), per riequilibrare la pressione arteriosa (Università di Israele), per ridurre colesterolo totale e LDL, e per migliorare il raggiungimento e il mantenimento dell’erezione (Int. Journal of Impotence Research).

Ah, dimenticavo una cosa importante per le signore! Sulla rivista Experimental Dermatology, alcuni ricercatori dichiararono che “l’acido ellagico del Melograno può essere un promettente trattamento antirughe”, perché efficace nel ridurre il danno alla pelle provocato dai raggi ultravioletti, se assunto per almeno 4 settimane.

Quindi, avanti tutta con il Melograno, perché dobbiamo invecchiare sì, ma pieni di sostanze antiossidanti naturali!

Alla prossima!

Ferruccio Balducci, Farmacista

La meravigliosa Curcuma Longa

La meravigliosa Curcuma Longa

Come avere un effetto antinfiammatorio con una semplice pianta

La meravigliosa Curcuma Longa

come puoi usarla nei tuoi problemi di tutti i giorni

di Ferruccio Balducci

Sono passati ormai più di 15 anni da quando per la prima volta si è sentito parlare della Curcuma e del suo impiego in terapia come rimedio naturale.
Certo si conosceva la spezia, si sapeva che era lo “Zafferano dell’India”, uno dei componenti del CURRY che si usa in cucina, e che era stata descritta addirittura da Marco Polo nel suo viaggio attraverso incredibile l’Oriente… ma oltre a questo, poco altro…
Se invece ora, in questo momento, a marzo del 2020 si prova a cercare su Google la parola Curcumin (l’insieme delle molecole più attive della radice di Curcuma), si rimane di stucco!

Hai provato?
Oltre 11 milioni di risultati

E se digiti la stessa parola (Curcumin) su PubMed, cioè la piattaforma che fa da raccoglitore delle principali riviste scientifiche mondiali? Oltre 14mila studi scientifici pubblicati!

Allora, cos’è successo in questi ultimi 15 anni, cioè dal momento in cui ne abbiamo sentito parlare la prima volta?
All’inizio i primi pionieri, studiosi di fama mondiale (il Prof. Aggarwal dell’Università di Houston, il Dr. Campbell dell’Università di Belfast e mettiamoci volentieri anche il Dr. Roberto Benelli, Urologo dell’Ospedale di Prato) hanno provato sui propri pazienti l’estratto di Curcuma e hanno visto risultati clinici reali, sui loro stessi pazienti.
Poi il mondo scientifico (e commerciale) si è buttato a capofitto nello studio dei princìpi attivi di questa favolosa pianta.

In effetti le sue applicazioni possono essere molte, così come molto buoni sono i risultati che si ottengono, quando usata in modo corretto, per provare a trattare anche malattie importanti, magari insieme a farmaci specifici:

  • artrite
  • diabete
  • gastrite e altri problemi allo stomaco
  • infiammazioni del colon-retto
  • dolori articolari in genere

Tutto questo lo testiamo anche in Farmacia, con pazienti che quasi tutti i giorni ci raccontano la loro esperienza, spesso molto positiva.
Ma la cosa più emozionante, come Farmacista esperto in Fitoterapia e preparatore di laboratorio, è sapere che ci sono scienziati di tutto il mondo che in questo momento stanno studiando gli effetti di tanti rimedi naturali fitoterapici. Su queste pubblicazioni scientifiche ci potremo poi basare in futuro per formulare prodotti naturali, in grado di aiutare le persone malate o prevenire vari disturbi, anche molto seri.

Sempre su PubMed ad oggi ci sono infatti:

  • più di 50 studi scientifici sulla relazione tra Curcumin, Gammopatie e Mieloma Multiplo
  • oltre 300 su Curcumin e Prostata
  • più di 400 su Curcumin e Carcinoma del Colon-Retto

Gli studi sono continui, sempre aggiornati, ma da confermare comunque nel lungo periodo e il nostro compito è quello di non fornire mai facili illusioni ai pazienti.

Esistono molte specie di Curcuma come pianta, più di 100. Quella di cui parliamo qui è la Curcuma longa.

Ma non è la polvere di radice che si trova al supermercato, quella che usiamo in laboratorio…quella del supermercato è la spezia alimentare, che si usa in cucina!
Quella che invece ha effetto terapeutico ed è oggetto di studio è l’estratto di grado farmaceutico di Curcuma longa.

In pratica sono cose diverse, perché contengono sostanze diverse e in quantità diverse.

Si deve sempre usare, a scopo terapeutico, una polvere di grado farmaceutico che contiene principi attivi concentrati, cioè un estratto secco titolato e standardizzato (altri termini tecnici, scusami) di Curcuma longa.

Se usi una semplice polvere da cucina, non hai azione farmacologica, non si tratta di un medicinale, può prevenire a lungo termine alcune malattie, ma non guarisce il malato, se sta male adesso!

Invece, nell’estratto il produttore ci dice quanti principi attivi ci sono effettivamente.

Facciamo un esempio per chiarire meglio.

Se in laboratorio si utilizza la semplice polvere di Curcuma da cucina che usiamo in cucina, come faccio a sapere quanti principi attivi fornisco al malato?

È corretto?

Se invece usiamo un estratto titolato e standardizzato, preso da un produttore qualificato, so perfettamente cosa assume il malato e so che la volta successiva gli fornirò lo stesso tipo di capsule, con lo stesso tipo di estratto, con la stessa qualità e quantità di principi attivi.

Perché, anche se la Curcuma longa ha pochissimi effetti collaterali conosciuti, è sempre un medicinale erboristico, un fitoterapico, quindi è indispensabile conoscere il dosaggio preciso da consigliare al paziente e quante volte al giorno la deve assumere (posologia, in termine tecnico).

Insomma, la Curcuma è una pianta davvero importante, ma ancora più importante è il tipo di Curcuma utilizzato.

Ferruccio Balducci, Farmacista