Sicurezza alimentare
di Armando Sarti
Il 7 Giugno è stata celebrata la giornata mondiale della sicurezza alimentare con tutta una serie di eventi, convegni e dichiarazioni per sensibilizzare l’attenzione per la sicurezza degli alimenti e delle bevande che quotidianamente mettiamo in bocca. La Giornata mondiale della sicurezza alimentare (World Food Safety Day) è stata proclamata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per mantenere alta l’attenzione sul tema della salubrità degli alimenti e dell’ambiente. Lo slogan di quest’anno è: “Cibo sicuro ora per un domani sano”.
Le malattie di origine alimentare non sono in genere visibili all’occhio umano. Sono causate da batteri, virus, parassiti o sostanze chimiche che entrano nel corpo attraverso il cibo, l’acqua e le bevande contaminati. Migliorare la sicurezza alimentare vuol dire quindi migliorare il benessere delle persone e la loro aspettativa di vita in salute.
La FAO stima che ogni anno si verificano 600 milioni di casi di malattie di origine alimentare che colpiscono soprattutto le persone più vulnerabili, in particolare donne e bambini, le popolazioni che si trovano al centro di conflitti, in difficoltà economica e i migranti. Circa 420.000 persone in tutto il mondo muoiono ogni anno dopo aver ingerito cibo contaminato, ma sono soprattutto i bambini sotto i 5 anni di età i più colpiti: 125.000 decessi ogni anno, ovvero il 40% del totale.
In Italia i NAS effettuano costantemente controlli regolari e a campione sulle derrate alimentari. Ci sono limiti definiti di legge per quanto riguarda i contaminanti più diffusi utilizzati nei campi e nella preparazione e conservazione del cibo, ma nessuno conosce l’effetto cumulativo sulla salute dell’insieme delle tantissime sostanze chimiche utilizzate in tutta la filiera produttiva.
Il cibo etichettato come biologico è controllato e analizzato dal campo fino alla distribuzione in modo capillare e accurato per ottenere la certificazione specifica e offre garanzie molto più convincenti per la sicurezza alimentare.
La tematica della sicurezza alimentare non riguarda solo il rischio infettivo o l’intossicazione acuta da contaminanti che provocano danni immediati alla salute, soprattutto nelle aree del mondo a basso tenore economico.
L’alimentazione riguarda tutti, in ogni parte del mondo ed è sempre più cruciale per il benessere individuale e collettivo. L’evento richiama formalmente tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite a inserire la sicurezza alimentare nell’agenda pubblica. La sicurezza alimentare comunque riguarda tutti, ad ogni livello e non può prescindere da una responsabilità condivisa.
Il tema, inquadrato ad ampio spettro, è senza dubbio fondamentale non solo per garantire la salubrità del cibo, ma anche per invertire la tendenza attuale allo sfruttamento senza criterio delle risorse alimentari, strettamente connesso alla salute del suolo e al cambiamento climatico.
Il cibo è essenziale per la vita e non dovrebbe mai essere veicolo di intossicazioni e malattie. Esistono per questo i vari organismi nazionali per il controllo della sicurezza alimentare, ma non sarà mai possibile garantire per tutti cibo sano se non saranno fatte rapidamente scelte drastiche sulla produzione, trasformazione, conservazione e distribuzione delle derrate alimentari nelle varie realtà del mondo.
La trasformazione dell’agricoltura e dell’allevamento animale dal modello industriale attualmente diffuso ad un’attività di tipo ecologico e rigenerativo, che rispetti il suolo, il benessere animale e la sostenibilità dell’ambiente di tutta la biosfera, in piccola parte già in atto, richiede uno sforzo operativo enorme, soprattutto di tipo culturale, che spinga i governi e le organizzazioni internazionali verso una drastica e rapida transizione ecologica, indispensabile per garantire la vita futura del pianeta.
Si tratta ovviamente di superare le forti resistenze delle lobbies dell’industria agro-alimentare, delle varie multinazionali che condizionano le leggi e normative nazionali e sovranazionali e che perderebbero gli enormi profitti realizzati a scapito del benessere collettivo, proponendo per mezzo di un marketing aggressivo cibo dannoso per la salute individuale e ambientale.
Si tratta anche, da parte delle istituzioni, di favorire per mezzo di incentivi la produzione di cibo ottenuto con approccio biologico, per lo più locale e stagionale, da filiere corte, ottenuto senza forzature, limitando al massimo il ricorso alla chimica in tutte le fasi della produzione, conservazione e distribuzione. Lungo tutto il processo, dal campo alla tavola.
Indispensabile anche, sia da parte delle istituzioni che delle organizzazioni senza fini di lucro, un’opera continua di divulgazione scientifica sulla sana alimentazione per gli esseri umani, allo stesso tempo rispettosa per gli animali e l’ambiente, che garantisca un futuro anche alle generazioni che verranno.
Anche i consumatori, cioè tutti noi, possono così condizionare con le proprie scelte la produzione di alimenti sani, se correttamente informati sugli effetti deleteri del cibo processato dalle multinazionali, che attualmente detengono un primato assoluto su quanto è disponibile nei nostri supermercati.
Il potere che abbiamo, come comunità di consumatori, è in questo senso enorme e potrebbe facilmente orientare l’attività della proposta alimentare a tutto vantaggio dell’economia locale, delle aziende che sono da tempo impegnate in questa direzione e di tanti onesti piccoli produttori locali nei mercati rionali o tramite i gruppi di acquisto.
In Italia, dal punto di vista della sicurezza alimentare si comincia a vedere qualche effetto positivo. Negli ultimi dieci anni le vendite di pesticidi sono diminuite del 32%, come emerge dall’analisi Coldiretti sulla base dei dati Eurostat (l’Ufficio statistico dell’Unione Europea). Questi dati riguardano i residui di pesticidi presenti su frutta, verdura, cereali, latte e vino. In Francia il calo è minore, del 10%. D’altra parte in altri paesi europei, come la Spagna, il consumo di pesticidi aumenta.
La transizione auspicata dall’agricoltura convenzionale a quella biologica e rigenerativa per il terreno, se attuata rapidamente, farà crollare la quantità dei contaminanti chimici negli alimenti a tutto vantaggio della salute e della sostenibilità dell’ambiente, riducendo gli effetti già in atto del cambiamento climatico.
Anche per gli alimenti di origine animale è necessaria una brusca inversione di tendenza che spinga i produttori a rinunciare agli allevamenti intensivi, rispettando gli animali, evitando sofferenze crudeli e inutili, senza forzare la crescita con antibiotici, ormoni e alimentazione inadatta.
Anche in questo senso le scelte dei consumatori saranno cruciali. Non si può rincorrere il risparmio ad ogni costo. Il cibo vero non può costare troppo poco. Quello che si pensa di risparmiare sarà inevitabilmente pagato poi da tutti con problemi di salute, inquinamento e ulteriore attacco ad un ambiente del mondo già in profonda crisi.
Si tratta, come comunità, almeno nei paesi cosiddetti sviluppati, di effettuare scelte consapevoli e mirate, evitando il consumismo. Mangiare di meno e meglio, cibo vero e sano, ben preparato e se possibile consumato in modo piacevole e conviviale, evitando ogni spreco.