Il cielo in una stanza

Abitare in ambienti sani ha un senso…anzi cinque!

di Egidio Raimondi

Da tanti anni ormai mi occupo di progettazione sostenibile, stili di vita sani e  strategie a basso impatto ambientale, con particolare attenzione agli ambienti confinati, chiusi, indoor che dir si voglia.

L’importanza di creare o rendere questi ambienti più sani, meno inquinati e dannosi per la salute umana, rispetto allo standard corrente risiede nel fatto che ci trascorriamo oltre l’80% del nostro tempo, quotidianamente!

Non si parla solo di casa infatti, ma di ufficio, fabbrica, scuola, cinema, teatro, palestra, discoteca, bar, ristorante, ambulatorio…

Ma come può una persona che non abbia particolari competenze tecniche e/o sensibilità distinguere un ambiente sano da uno insalubre, un materiale innocuo da uno tossico, una buona pratica da un comportamento impattante?

Cominciamo col dire che non è affatto cosa facile. 

Si tratta di liberarsi da decennali “incrostazioni”, che il potente marketing delle multinazionali del petrolio e della chimica di sintesi ci ha stratificato addosso, spacciandole come ritrovati miracolosi e soprattutto a buon mercato!

Paradossalmente oggi è provato che viviamo in ambienti che sono più inquinati e nocivi delle trafficate aree urbane e… non ne siamo consapevoli.

Basti pensare alle sostanze contenute, sotto forma di solventi, additivi, pigmenti, coloranti, reagenti, ecc… in vernici, collanti, sigillanti, impregnanti, cementi, malte, cere, finiture, resine… de cui oggi l’edilizia è letteralmente invasa!

Solo cinquant’anni fa i materiali dell’edilizia si contavano sulle dita delle  mani: mattoni, calce, cemento, legno, ferro, vetro, ceramica… Poi l’era del petrolio, con tutti i suoi derivati, e la chimica di sintesi hanno cominciato a sfornare molecole e polimeri dai laboratori delle multinazionali, disseminandoli capillarmente in ogni angolo del paese.
La logica che è passata è quella secondo cui chiunque, anche i meno esperti e meno pratici, potevano da allora diventare imbianchini, falegnami, fabbri, muratori…, imparando l’arte del fai da te, e applicando i prodotti “miracolosi” semplicemente leggendo e seguendo le istruzioni del produttore.

Risultato? incremento esponenziale delle patologie connesse ad inalazione di solventi e altre sostanze, o semplice esposizione, da parte degli operatori dell’edilizia e degli abitanti, riduzione della durata delle opere con invecchiamenti precoci dei manufatti, rifiuti speciali da smaltire a caro prezzo a fine vita utile! 

E così quello che sembrava a buon mercato ha presentato un salatissimo conto di costi indiretti, legati all’ambito sanitario, dei rifiuti e dell’ambiente in generale.

Per avere un’idea di quali pericoli si tratta vi invito a guardare il video che segue, in cui il professor Ernesto Burgio (ISDE – Medici per l’Ambiente) spiega alcuni degli effetti dell’inquinamento sull’uomo.

Ma allora che fare? Cosa può fare il cittadino medio per rimediare a questa situazione? Come può “salvare” se stesso e gli altri dai pericoli connessi agli ambienti insalubri?

Innanzitutto servono alcuni strumenti di base per poter “leggere” gli ambienti e capire se e come approfondire e, nel caso, intervenire per rimuovere o ridurre le criticità.

Fermo restando l’opportunità di rivolgersi a professionisti esperti, alcune piccole chiavi di lettura semplici, la riattivazione di sensibilità, una volta ancestrali ma ormai assopite, nozioni di base ed esempi di buone pratiche, possono essere un buon viatico per iniziare un percorso di crescita fisica e psichica, a vantaggio di tutta la comunità di riferimento.

L’incontro con la mia amica naturopata Simona Sottili (www.simonasottili.com) ha rafforzato in me la convinzione che questi temi andassero sdoganati dalle stanze dei tecnici e diffusi come antivirus di massa, tradotti in linguaggio semplice e arricchiti di esempi concreti.

Ma soprattutto, dalle nostre chiacchierate è emersa fortissima la necessità di riportare a una dimensione umana, e in armonia con la natura, tutto il tema dell’abitare e del vivere contemporaneo, riscoprendo vecchie sensibilità, abitudini e comportamenti.

Per far sì che tutto questo diventi realtà io e Simona abbiamo strutturato un’esperienza formativa (chiamarlo corso sarebbe riduttivo) di un fine settimana, in cui cercheremo di trasmettere questa sensibilità e fornire gli strumenti pratici per muoversi nel quotidiano e operare le proprie scelte con la necessaria consapevolezza e un minimo di competenza, quanto meno per porsi e porre le domande giuste all’ interlocutore di turno, in modo da ricevere le giuste risposte!

Egidio Raimondi, Green Your Mood!