Tempi duri, qualche riflessione

15 marzo 2020

di Armando Sarti

Tutti a casa, per necessità o per i più per dovere. Un riposo stancante, forzato e opprimente. Non può essere solo questo, non possiamo e non dobbiamo accettarlo così, passivamente. Certamente una fase insolita. Un vivere improvvisamente cambiato, un’inattività a cui non siamo abituati, ansiogena e preoccupante. Non si sa per quanto tempo e con quali e quante restrizioni. Il tempo passa lento guardando la TV, con le continue interruzioni di messaggi martellanti su come comportarsi, necessari certo, ma forse troppo ripetitivi, che inducono a cambiare canale, dato che li conosciamo a memoria, o più semplicemente tendiamo ad allontanarli per autodifesa.

Immagini continue di ospedali, medici e infermieri. L’impegno costante, il sacrificio quotidiano e talvolta l’eroismo degli operatori sanitari. Ma ci voleva questa pandemia per rendersi conto che considerare e finanziare adeguatamente il servizio sanitario nazionale sarà sempre più una priorità? Pensiamo agli Stati Uniti e teniamocela stretta la nostra sanità, sempre migliorabile certo, ma generalmente efficace, e per tutti.

Passiamo il tempo vicini al cellulare (dove l’ho lasciato?), come nell’attesa di comunicazioni essenziali. I messaggi whatsapp degli amici (ma quanti amici ho?), qualcuno divertente, che strappa un sorriso, altri deprimenti, troppo allarmistici o del tutto inventati per stupire, da parte di chi non sa fare altro.

Una routine sempre più strana. Ma anche un’opportunità. Per i più resilienti, e per chi non si arrende, l’occasione per impegnare il tempo in modo costruttivo, in modo che rimanga qualcosa di positivo quando la cupa marea sarà passata.

Sì, ma quando sarà? Il fattore tempo e l’osservazione dell’aumento dei contagiati mantengono senza tregua l’allerta, sentimenti di sgomento e la brutta sensazione d’impotenza.

Eppure qualcosa si può fare, si deve fare, oltre naturalmente al rispetto delle norme di comportamento e al prendersi cura di chi ha bisogno di noi. Non solo i nostri congiunti e parenti stretti, ma anche i vicini e i conoscenti.

Si può profittare per fermarsi, riflettere e ripensare lo stile di vita di ognuno di noi. Prendiamoci una pausa. Siamo troppo di corsa, troppo stressati, troppe scadenze da rispettare, fine settimana da riempire, settimane bianche cancellate dal virus, impegni non rinviabili. Dormiamo poco. Quell’ora alla settimana di corsa in palestra, con le cuffie alle orecchie, ci fa più male che bene. Abusiamo di caffè, sigarette, dolciumi e alcol. Ma è tutto davvero indispensabile o potrebbe essere rivisto?

Siamo indotti a comprare spesso cose inutili o non strettamente necessarie che riempiono la nostra casa e che alla fine dovranno essere smaltite. In questi giorni la gente assalta i supermercati (finalmente dopo un’ora di attesa il mio turno!), anche se non c’è nessuna ragione per svuotare gli scaffali.

C’è anche chi trascura tranquillamente le raccomandazioni ampiamente diffuse per sfuggire al contagio e si reca dai parenti al sud meno infettante (saranno felici di accoglierli?), o alla casa al mare, contribuendo così alla circolazione del virus.

È bene considerare che anche questa infezione ha a che vedere con il comportamento degli abitanti del pianeta.

È dimostrato che il rischio infettivo, in generale, è legato anche al cambiamento climatico, al fumo di sigarette, all’inquinamento e alle condizioni di salute delle popolazioni. Oltre alla qualità dell’aria, del suolo e dell’acqua, quello che mettiamo dentro alla bocca influisce in modo determinante sul nostro benessere e sulla suscettibilità alle aggressioni batteriche e virali. Non si può fare molto, a livello individuale, per l’inquinamento e l’aggressione chimica al nostro ambiente. Cosa mettiamo in bocca, però, è sotto il nostro stretto controllo e rappresenta un potere enorme nelle nostre mani.

Si parla sempre di più di microbiota e in effetti la superficie mucosa di tutto il tratto gastrointestinale, dalla bocca all’esterno, estesa come un campo di tennis, rappresenta, insieme all’albero respiratorio, l’interazione costante del nostro organismo con l’ambiente esterno, compresi i virus, i parassiti ed i batteri. Da questa interazione deriva la regolazione dell’azione immunitaria, che deve essere mantenuta né troppo blanda, né troppo attivata, con il rischio, rispettivamente, di maggiore suscettibilità alle infezioni da un lato e di una risposta troppo violenta che finisce per danneggiare il nostro stesso organismo dall’altro.

In questo senso un’alimentazione sana, prevalentemente vegetale, a base di verdura, frutta, cereali integrali, legumi e prodotti freschi, non processati dall’industria, rappresenta un’arma formidabile per mantenere quell’equilibrio che garantirà una risposta immunitaria appropriata per fronteggiare l’attacco degli invasori.

Non serve, ed anzi è proprio dannoso, mangiare troppo pensando di “rinforzarsi”. Non serve neanche seguire diete miracolose e squilibrate destinate inevitabilmente all’insuccesso, o alla rapida ripresa del peso una volta interrotte. Né serve rimpinzarsi di vitamine.

La vitamina C in alte dosi è in realtà tossica. Le vitamine fornite da un’alimentazione varia e fresca a base di frutta, verdure e ortaggi soddisfano normalmente le nostre esigenze.

Di questi tempi, tante ore a casa e alla televisione, è importante non cedere al richiamo delle sirene del frigorifero e della dispensa per autoconsolazione.

L’eccesso di cibo, il cibo industriale processato a base di sale, grassi nocivi e zucchero, i dolci e le troppe proteine, soprattutto animali (carne e latticini) inducono uno stato infiammatorio che peggiora la risposta alle aggressioni infettive e predispone alle classiche malattie non diffusibili del ventunesimo secolo, come l’ipertensione, il diabete, l’obesità, le malattie del cuore, dei vasi sanguigni e i tumori.

Anche l’eccesso di medicine influisce negativamente sul microbiota. Naturalmente tante persone non possono fare a meno di medicine specifiche, ma tante altre abusano di farmaci, da banco o richiesti al Curante, che si rivelano semplicemente dannosi o inutili. Gli antibiotici sono ampiamente abusati e certamente non sono efficaci per le infezioni virali. I farmaci antiinfiammatori e anti-dolore sono consumati sempre di più da parte di larghe fasce della popolazione.

Questi farmaci, costantemente proposti dalla pubblicità, sono spesso utilizzati per qualche lieve malessere o disturbo, che può scomparire senza medicine con un po’ di pazienza e tolleranza. O per l’occasionale mal di testa (ma ho dormito abbastanza?) o per qualche linea di febbre.

La febbre rappresenta un’azione specifica messa in atto dal nostro organismo per attivare l’immunità e pertanto non va trattata a meno che non sia troppo elevata o causi disturbi seri.

La febbre si associa a tante diverse malattie, anche non infettive. Anche in questi giorni, un attacco febbrile rappresenta molto più spesso un sintomo di una banale influenza, che circola da mesi e non è ancora scomparsa.

Proprio la febbre, però, è un sintomo essenziale da considerare per richiedere il parere del medico, in questi tempi del coronavirus, soprattutto se è associata ad affanno, difficoltà e fatica nella respirazione. Quando insorge la febbre, ridurla con un farmaco taglia così proprio un segno importante d’allarme da riferire al medico, ritardando l’eventuale presa in carico necessaria.

Un altro fattore che influisce molto positivamente sulla nostra salute e sulla risposta immunitaria è l’esercizio fisico. Tutti a casa comporta il rischio di peggiorare la sedentarietà, già ampiamente praticata. È indispensabile alternare il riposo con un po’ di attività fisica casalinga compatibile con il proprio stato e le proprie risorse fisiche. Chi ha un tapis roulant o una cyclette a casa non ha scuse. Chiunque, comunque, se non coesistono specifiche restrizioni, può alzarsi spesso dal divano, rinunciare se possibile all’ascensore, camminare un po’ e fare qualche esercizio di ginnastica, facilmente disponibile in internet o proposto anche dalla televisione.

Questa fase passerà, si spera quanto prima è possibile, ma non domani o dopodomani. Torneremo comunque alle nostre abitudini, all’aria aperta, ai negozi, ai cinema, ai teatri e agli eventi culturali, stringendo la mano ai conoscenti e abbracciando gli amici. Le tante limitazioni attuali di mobilità raccomandate e la permanenza forzata a casa – che è bene rispettare senza se e senza ma – avranno avuto un senso, oltre che per limitare la diffusione del virus, se sarà colta la possibilità di rivedere il proprio stile di vita per favorire il nostro benessere, per invecchiare in salute o per riprendersi dopo la malattia.

È un’occasione che non possiamo perdere. È un invito e un’altra raccomandazione.

Armando Sarti, Medico