A Pasqua fai una scelta consapevole

di Rossella Bartolozzi

“È Pasqua, non mangiate i cuccioli” – questo è l’appello che proviene da moltissime parti, e non solo da associazioni animaliste.

Cercando di comprendere le motivazioni di coloro che invitano ad evitare il consumo di carne di agnello a Pasqua quale primo passo verso una maggiore consapevolezza sul consumo di carne e una riduzione dello stesso, credo che l’enfasi sulla “giovane età” non ponga la questione in prospettiva giusta.

Come un pò ovunque, anche gli agnelli allevati in Italia a scopo di carne (oltre 4 milioni) hanno accesso al pascolo.

La loro vita, dunque, anche se breve (sono macellati a 3-4 mesi), la trascorrono in allevamenti non intensivi, con accesso al pascolo esterno. Un privilegio di cui la grande maggioranza di tutti gli altri animali allevati per produrre cibo non beneficia. In Italia, stiamo parlando di 700 milioni animali tenuto al coperto.

Polli, conigli, maiali, vacche, solo per citarne alcuni: per tutti l’unica realtà di vita è un affollatissimo recinto di un edificio chiuso, spoglio e buio in cui non possono esprimere nessuno dei propri comportamenti naturali. Molti di essi non vedono né vedranno mai la luce del sole.

Veniamo all’età: un’età di macellazione di tre o quattro mesi è indubbiamente giovane, ma siamo certi che per moltissimi degli altri animali sia diversa? Pensiamo ai polli da carne: il loro ciclo di vita varia tra i 42 e i 50 giorni. Sono poco più che pulcini quando vengono abbattuti ma l’illusione ottica è che si tratti di adulti perché questi animali sono geneticamente “programmati” per crescere così in fretta che la morte sopraggiungerebbe comunque, anche se non fossero macellati. Un vero corpo “prigione” il loro. Altro esempio: i conigli da carne, in Italia, che è il primo produttore in Europa, vengono macellati anch’essi alla stessa età degli agnelli (se non prima). E dopo avere passato quei tre mesi in una gabbia di batteria. E anche i suini non sono proprio dei veterani con i loro nove mesi di vita media. Tutti trascorsi in allevamenti intensivi.

Tuttavia, vi sono delle importanti riserve sul consumo di carne di agnello. Una parte consistente degli agnelli la cui carne viene venduta in Italia vengono importati vivi per essere macellati, dai paesi dell’Est o dalla Spagna.

Trasporti a lunga distanza, dunque, che causano gravi sofferenze agli animali. Gli animali vengono trasportati per lungo tempo in viaggi che possono durare anche alcuni giorni prima di raggiungere la loro destinazione finale. Agnelli non svezzati che viaggiano ben oltre le 8 ore (a volte giornate intere) stabilite dal Regolamento Europeo sul trasposto, senza essere nutriti e abbeverati adeguatamente. È scientificamente dimostrato che dopo 8 ore gli animali iniziano a non reggere più lo stress e le condizioni del viaggio. E purtroppo l’Italia è pesantemente coinvolta, essendo il primo importatore di agnelli in UE.

Se quindi non si sa per certo da dove proviene l’agnello (e molto spesso non si sa) è meglio evitare di consumarlo altrimenti si sovvenzionerebbe una pratica inaccettabile ed evitabile.

Tutti gli animali dovrebbero, infatti, essere macellati vicino al luogo di allevamento e non percorrere centinaia e migliaia di km per andare incontro alla morte.

Inoltre, anche di recente sono stati purtroppo documentati nel nostro paese pesanti abusi al momento del trasporto e macellazione degli agnelli.
Scene di crudeltà mista a ignoranza assoluta degli operatori.

Anche qui, nel dubbio, per evitare di comprare carne da animali trasportati e abbattuti in violazione delle leggi e che hanno patito gravi sofferenze, è meglio rinunciare.

Sono da molti anni vegetariana e credo che questa sia la scelta migliore.

Cercando di diffondere questo messaggio comprendo che può non essere una scelta condivisa da tutti e per tutti oppure può essere necessario del tempo per arrivare a questa decisione. Però c’è una scelta che dobbiamo fare tutti subito ed è quella di non mangiare animali che hanno sofferto atrocità inaccettabili, che non hanno mai visto la luce del sole o sentito il profumo dell’erba fresca, che non sanno cosa vuol dire la pioggia sulla propria pelle o che non hanno mai bevuto il latte della propria mamma.

La vita è tale se ha dignità, rispetto, etica, sia quella che viviamo noi che quella di tutti gli esseri viventi. Altrimenti è solo sofferenza e dobbiamo non esserne complici.

Buona Pasqua.

Rossella Bartolozzi, Presidente